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Ritualità nello yoga

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La ritualità nello yoga si esprime tramite la puja, l’ abisheka allo shivalingam…. e altro

La puja nella forma di abhisheka indica quella particolare cerimonia della tradizione tantrica nella quale l’immagine rituale di una divinità (mūrti) o Shivalingam.

Viene, anche quotidianamente, aspersa spesso con acqua e latte, fino a diverse sostanze.

Viene utilizzato anche il succo di canna da zucchero, olio di legno di sandalo, frutta, miele, polvere di riso, questo nelle cerimonie più complesse.

In questo caso, viene eseguita con ciò che è a disposizione. La ritualità nello yoga non è così dogmatica.

E’ una forma di devozione e una forma di concentrazione che porta ad un possibile stato di meditazione.

Il rito non è importante che sia preciso o che segua una ferrea disciplina o un dogma particolare.

Può nascere dal cuore, dalla propria volontà di “sbarazzarsi” del proprio ego e dirigere la propria energia ad un livello più sottile.

La vita vissuta come un rito

Attraverso le pratiche yogiche e la Sadhana quotidiana aumentiamo la nostra consapevolezza. Quando questa diventa sempre più forte riusciamo a vedere la ritualità in modo diverso.

I riti, la puja anche la messa della domenica diventa un momento di consapevolezza e un rito profondo.

Alzarsi la mattina e vedere tutta la giornata come un rito. Partendo dalla purificazione, alla pratica dello yoga e poi entrare nella vita. Questa è l’ essenza del Karma Yoga.

Il Maestro dice spesso che la vita dovrebbe essere vissuta come un rito.

Ogni cosa viene eseguita come fossimo nella Sadhana…. e così si raggiunge la pace.

Hari Om Tat Sat

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swami satyananda saraswati
Swami Satyananda – fonte digital : Reinhard Goldmann